VILLA DEI VESCOVI

 

TORREGLIA. Una corte di 1.500 metri quadri scambiata per il brolo di 6 ettari, una sistemazione ornamentale del 1963 (ispirata a uno schizzo del 1697) scambiata per progetto originario, l’accorpamento dei 378 metri quadri di superficie in ciottolo del Brenta in una nuova pavimentazione in trachite da 400 metri quadri (sui 1.500 complessivi) per eventi culturali scambiata per una «cementificazione».
La rabbia di Muratori.
C’è voluto più di un mese a far sbollire la rabbia di Giulio Muratori, delegato provinciale del Fai. Aveva anche giurato l’architetto, d’accordo con i suoi iscritti, di chiudersi in un silenzio stampa, perchè, a suo dire, erano così tante e madornali le inesattezze storiche dette da più parti a proposito dell’intervento in fase di studio sulla corte di Villa dei Vescovi (impropriamente chiamata brolo) da ritenere inutile un’ulteriore precisazione.
L’appoggio di Sandon.
A togliere il tappo alla sua vis polemica ci ha pensato Gianni Sandon, consigliere dell’Ente Parco Colli Euganei nonchè fondatore e presidente dei Comitati per la difesa dei Colli Euganei, che con una lettera aperta, scritta di sua sponte, non solo ha confermato la liceità del percorso seguito nei restauri dal Fai, ma ha anche aggiunto che quello che si sta facendo a Villa dei Vescovi è l’intervento «più entusiasmante» fra quelli in atto sui Colli Euganei, portato avanti «con grande scrupolo, alla luce del sole e con uno sforzo che di questi tempi non si può che definire “eroico” per trovare le ingenti risorse che servono».
Lavori quasi ultimati.
La «benedizione» di Sandon all’intervento sulla corte sembra aver galvanizzato il Fai, che a settembre finalmente potrà godersi il raggiungimento di due risultati.
Il primo è la conclusione dei lavori edili, che prelude all’inizio dell’arredamento della villa in vista dell’apertura al pubblico prevista nella prima vera del 2011.
Il secondo è, appunto, l’atteso pronunciamento della Soprintendente Sabina Ferrari sull’ipotesi di sistemazione della corte che l’architetto Domenico Luciani, già direttore della Fondazione Benetton Studi e ricerche e ora coordinatore del Comitato scientifico consultivo per gli studi e le ricerche del paesaggio e del giardino della medesima fondazione, ha già espresso in qualità di progettista dell’opera.
L’ipotesi contestata.
Era stata questa a inizio estate a scatenare la furibonda polemica, alimentata dalle critiche espresse dalle commissioni cultura della Provincia e del Comune di Padova (presidenti Menorello e Pisani). Vicenda di veleni che Sandon ha definito «surreale» e da cui Muratori prende spunto per invitare le due commissioni a interrogarsi piuttosto sull’opportunità di creare un nuovo sistema turistico territoriale, magari dedicato proprio alle ville, da realizzare sui Colli Euganei per valorizzare altri beni culturali. Creare un percorso, insomma, da proporre ai trentamila visitatori all’anno che dalla prossima primavera si recheranno a Villa dei Vescovi. Un potenziale da sfruttare.
Piante da abbattere.
Ma torniamo alla corte contesa. Il Fai ha già incassato il sì del professor Patrizio Giulini per l’abbattimenti di tre dei quattro grandi alberi (sarà conservato solo il tasso) che minacciano le mura e il portale della villa appena restaurati: un pinus pinea, un pinus domestica e il gigantesco cedro deodata che la settimana scorsa per effetto della tromba d’aria ha perso un grosso ramo, caduto rovinosamente sulla nuova grondaia del portale.
«Le radici di queste piante hanno già prodotto crepe sulle mura - dice Muratori - anche la soprintendente vorrebbe vedere l’area liberata da queste piante, prima di deciderne la sistemazione. La bozza di progetto proposta rispecchia oltre alla fedeltà all’impianto su assi ortogonali, anche la necessità di un utilizzo della corte per manifestazioni culturali aperte a un vasto pubblico e legate alla tradizione teatrale e musicale veneta, eventi che gli interni della villa - conclude il delegato Fai - non possono ospitare per ragioni sia di conservazione che di spazio».   - Renato Malaman

 

 

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