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 VILLA DEI VESCOVI 
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    INTERVISTA A GIULIANA D'OLCESE DE CESARE 
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    Published on 28/02/10 at 16:21:23 GMT by lisistrata 
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    Villa 
dei Vescovi «il FAI? Non è nuovo a queste 
"pensate"» «Un segno del Rinascimento incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page e un 
parcheggio nel brolo» L'"Offerta speciale" del FAI e Cronache da Il Mattino di Padova Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI:
 «Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze»
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      Due 
   punti di osservazione sul meraviglioso complesso di Villa dei Vescovi L’Italia è il Paese che per eccellenza 
   possiede le più numerose opere d’arte al mondo, e non si parla 
   soltanto di opere pittoriche o scultoree, ma anche di progetti architettonici 
   che costellano tutta quanta la penisola, rappresentando per il mondo 
   intero un modello imitato ovunque. Almeno questo fino a pochi anni 
   fa, perché le cose probabilmente stanno inesorabilmente cambiando, 
   infatti sia per le leggi che non sono mai state adeguate e le poche 
   fatte a salvaguardia del territorio e di quanto in esso dovrebbe essere 
   custodito, non sono mai state rispettate fino in fondo, grazie a un 
   sistema iniquo basato su principi esclusivamente clientelari, i lavori 
   utili al mantenimento e alla salvaguardia delle opere d’arte sono svolti 
   attraverso una sorta di scatole cinesi, per cui si parte da un principio 
   di ristrutturazione o di costruzione per arrivare attraverso dei bandi 
   di concorso aperti a tutti, ma al cui conseguimento approdano sempre 
   i “soliti noti” vengono accuratamente occultati i vari assaggi per giungere 
   alla fine a chi metterà in atto il lavoro reale, privo però 
   della responsabilità che si dovrebbe attribuire a coloro ai quali 
   i lavori vengono affidati, si ottengono dei risultati che non possono 
   definirsi risultati, ma si ottengono dei veri obbrobri, delle spaventose 
   distruzioni di opere pubbliche, senza che si levino voci (con qualche 
   rarissima eccezione) a loro difesa. Ora è la volta di Villa 
   dei Vescovi, quel meraviglioso complesso architettonico, edificato tra 
   il 1535 e il 1542 su un terrapieno dei Colli Euganei, in provincia di 
   Padova, da cui domina il paesaggio circostante. (vedi il sito del 
   Fai http://www.fondoambiente.it/beni/villa-dei-vescovi.asp 
   http://www.fondoambiente.it/photogallery/colli-euganei.asp) 
   che sia per la struttura architettonica esterna, che per i tesori che 
   racchiude all’interno si colloca fra le opere d’arte più rappresentative 
   dell’Italia rinascimentale. La Villa dal 2005 è proprietà 
   del Fondo per l’ambiente Italiano, grazie alla donazione di Vittorio 
   Olcese, che si sarebbe certamente aspettato maggior rispetto per questo 
   capolavoro che merita di essere valorizzato e non distrutto dalla cementificazione 
   selvaggia che appunto i “soliti noti” vogliono fare, pro domo loro. 
   Per conoscere meglio la storia e la sorte di questa Villa veneta ci 
   siamo rivolti alla ex moglie di Vittorio Olcese, la signora Giuliana 
   D’Olcese, che è certamente depositaria della verità storica 
   che riguarda il complesso architettonico. 
   Giuliana, ci parli di lei, della sua esperienza di vita e del 
   legame con Villa dei Vescovi, cosa ha rappresentato e rappresenta oggi 
   per lei La mia esperienza di vita? Per descriverla occorrerebbero 
   fiumi di tastiera, ma sintetizziamo per non stancare gli amici navigatori. Discendente 
   di uno dei grandi Storici dell'Unità d'Italia, Raffaele de Cesare, 
   tra i fondatori del Corriere della Sera, ho ereditato la passione per 
   la Storia, l’arte dall’architettura alla pittura, sono appassionata 
   e studiosa di psicoanalisi, ma anche di politica per la quale ho militato 
   sino a diventare Leader nazionale del Movimento dei Sindaci, del Movimento 
   per le Riforme Istituzionali, sempre nell'ambito politico laico-liberale. 
   Ma ho anche avviato antelitteram il primo seminario per il Federalismo 
   e le primarie, poi seminari per la Legge Elettorale. Da mio padre 
   Sergio de Cesare giornalista, e direttore del "RACI" la rivista 
   del duca d'Aosta, ho ereditato la passione per l’editoria e il giornalismo, 
   così ho promosso il lancio editoriale di sette magazin dell'editore 
   Giunti, di edizioni di Franco Maria Ricci, il Premio Scanno. Ho organizzato 
   sponsorizzazioni, raccolte di fondi, appelli per monumenti in rovina, 
   per raccolte di firme, per i Referendum, eventi per il Coni, Confindustria, 
   l'ENI, Confcommercio. Appassionata di oggetti Art Nouveau e Art decò, 
   della Scuola di Vienna di pittura vetreria scultura e mobili, ho organizzato 
   nella mia galleria d'arte di via Bigli a Milano grandi mostre di Simbolismo 
   e Surrealismo e raccolta di fondi per il restauro del Loggiato del Museo 
   di Brera. Agli albori di internet in Italia, mi sono inventata il 
   giornalismo e le interviste on line, le Newsletter, le liste di e-mail 
   con cui ho fatto e faccio lanci, in amateur, di tutti i generi. In 
   questo periodo sono impegnata nella difesa del brolo rinascimentale 
   di Villa dei Vescovi progettata dal Falconetto, di Andrea da Valle, 
   il magnifico brolo. 
   Ci descriva Villa dei Vescovi, la sua storia. Origini, località, 
   a chi è appartenuta, come è passata di mano in mano In 
   pillole anche Villa dei Vescovi, sul prima e sul dopo che Vittorio Olcese 
   ed io, in comproprietà proindiviso, la acquistammo dal Vescovo 
   di Padova, Monsignor Bortignon. Descriverla è impossibile, invito 
   tutti, quando sarà riaperta dal FAI che sta ristrutturandola, 
   a visitarla. Merita un week end tra i Colli Euganei che sono splendidi, 
   ricchi di locande con cibi e vini veneti, non può sapere quanto 
   appetitosi! Un paradiso, ci vada e mi dirà. Il minuscolo paese 
   di Luvigliano di Torreglia, Padova, ove si erge maestosa la splendida 
   creatura rinascimentale di Gian Maria Falconetto, salvata da sicura 
   rovina da Vittorio Olcese e me, è un luogo storico della Veneta 
   Serenissima Repubblica, magico, indimenticabile. E' una casa che dispensa 
   felicità e benessere a chi la ama, infelicità e sciagure 
   a chi la calpesta e trama ai suoi danni. Sa', le dimore antiche... La 
   storia dei mecenati, come Alvise Cornaro e il Cardinal Pisani che vollero 
   Villa dei Vescovi, architetti, artisti, pittori e scultori, maestri 
   del marmo e delle pietre e del legno, degli stucchi, delle acque e dei 
   giardini e dei decori che la progettarono, la edificarono, la decorarono, 
   la adornarono, la resero aperta, attiva ma meditativa e bucolica, misteriosa 
   e segreta, unica al mondo? Vuole sapere nascita, vita, tramonto, morte 
   e resurrezione di Villa dei Vescovi? Sono minuziosamente, storicamente, 
   scientificamente e, veritieramente, descritte su tre siti web: http://villadeivescovi.net 
    http://villadeivescovi.org 
   e su http://www.virusilgiornaleonline.com Chi 
   ama viaggiare on line attraverso le meraviglie italiane, e le amarissime 
   e sconvolgenti sorprese che capitano anche nelle "migliori famiglie" 
   come il FAI, vuol vedere, scoprire, formarsi un'opinione sulla verità 
   delle cose, navighi sui tre siti, farà scoperte meravigliose 
   ma anche da brivido oltre che sensazionali e divertenti. Atti giudiziari, 
   testamentari, notarili, documenti ufficiali di Conservatorie, Sopraintendenze, 
   Curia di Padova ed Enti veneti, fotografie di tutti i generi. Il 
   brolo alla maniera del Sansovino, del Vignola, del Sangallo, stanze 
   da pranzo alla maniera del Veronese, bagni favolosi alla Luchino Visconti, 
   stanze da letto alla maniera del Carpaccio, logge alla Cima da Conegliano, 
   stanze arredate e ornate da me con rigore e misura unici, sagre paesane 
   e gran balli di gala, cacce alle uova di Fabergè, personaggi 
   e artisti celeberrimi, illuminazioni e notturni magici, mascheroni enigmatici 
   e giochi di architetture, pitture, giardini e broli veneti e romani 
   affascinanti. E inoltre, cronache corrette, mai falsificanti la realtà 
   dei personaggi che l'hanno edificata, o restaurata e abitata e resa 
   celebre nel mondo, e tutto un mondo che passando ha lasciato le sue 
   tracce. 
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      Due 
   angoli interni di Villa dei Vescovi, sala da pranzo, affresco Troverete 
   anche il Premio nel Mondo per il miglior restauro e arredo di un'opera 
   d'arte assegnato a Vittorio e Giuliana Olcese dall'American National 
   Society of Interiors Decorators Foundation. La premiazione a Venezia, 
   il corteo di gondole e… tanto altro ancora. 
   Come mai si occupa ancora oggi del destino di Villa dei Vescovi? Intanto 
   perché desidero perpetrare la sua storia artistica, umana, vera, 
   autentica, non adulterata e falsificata ad hoc, e pro domo sua di un 
   qualcuno interessato ad assumere mera fama mediatica, notorietà 
   professionale. In secondo luogo, ricostruendone la memoria storica, 
   artistica e umana, lascio al mondo la testimonianza, l'eredità 
   autentica e non adulterata, della sua e della nostra storia. La storia 
   di Vittorio, Giuliana e Carolina Olcese intrecciata e scolpita, incancellabile, 
   dalla storia di Villa dei Vescovi. Storia che, forse a qualcuno, sta 
   particolarmente a cuore cancellare, seppellire, fingere che a Villa 
   dei Vescovi Carolina e Giuliana Olcese non siano mai esistite. Di questo 
   passo, dai Vescovi, cancelleranno anche Vittorio Olcese, e al suo posto, 
   ci piazzeranno "il Parterre della salsiccia lombarda". 
   Abbiamo sentito parlare del suo specialissimo orto o brolo e dei 
   lavori di riqualificazione, ce lo può descrivere e spiegarci 
   cosa riguarda questa ristrutturazione e riqualificazione? 
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   Il brolo rinascimentale di Villa dei Vescovi Del brolo rinascimentale 
   di Villa dei Vescovi, o giardino, o orto, un tutt'uno con le scalinate, 
   i terrazzati e la Grotta del Nettuno - progetto e realizzazione del 
   celebre architetto Andrea da Valle - non Scamozziano o di Scamozzi come 
   sostiene, scrive e blatera qualche intemperante ignorante -evidentemente 
   "foresto", non veneto- il FAI ne fa, senta questa, "Il 
   parterre di Villa dei Vescovi". 
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    il progetto del parterre che cancella il brolo E come 
   sarebbe questo Serenissimo francesismo di chi non sa più cosa 
   inventarsi per far scalpore, firmare orrori eterni? Via gli alberi 
   secolari, via il pozzo originale, via la limonaia, via i quattro grandi 
   secolari fazzoletti di terra e del brolo del XVI secolo cosa ne fa il 
   FAI? Si tenga forte se no stramazza: Pavimenta in pietre di trachite, 
   ha sentito bene, il brolo cinto da mura Sansovinesche e ne fa un arroventato 
   "parterre". Un ... 
   ( parole rimosse a seguito di diffida Fai »  ). 
   Un'adulterazione della Storia. Pensi lei, parla chi è 
   socia sostenitrice del Fai, lo ama e, per aiutare il FAI nei restauri 
   della villa, ne ha adottato una stanza. Ciò non senza pesanti 
   sacrifici. 
   Ha dei suggerimenti da dare? Come potrei approvare un tale 
   arbitrario squalificante rimaneggiamento della storia e dell'arte?! 
   Vittorio si rivolta nella tomba. Suggerimenti al FAI? Che abbiano il rispetto 
   dovuto alla storia dei vescovi della Serenissima, alla storia del Veneto, 
   di Padova e della loro meravigliosa creatura. Creatura del mondo. Che 
   rispettino il Falconetto, il Da Valle e i grandi artisti che hanno lavorato 
   a Villa dei Vescovi, e infine, abbiano il dovuto rispetto per la memoria 
   di Vittorio Olcese e per Giuliana D'Olcese de Cesare vecchi e grandi 
   amici della signora Crespi Presidente del FAI, e per nostra figlia, 
   Carolina Olcese.  
   Si può far qualcosa per mantenere intatto un pezzo della 
   nostra storia? Cosa si augura che venga realizzato nel nostro Paese? La 
   xe una cossa massa massa dura risponder a Lorsignora Eccellentissima 
   e Riveritissima. (;-) Dopo 
   quello che abbiamo visto e sentito non possiamo che comprendere lo stato 
   d'animo di Giuliana D'Olcese e ci auguriamo che il suo grido di dolore 
   trovi qualche orecchio che sia capace di coglierne il significato profondo 
   e l'utilità di non fare a pezzi la nostra storia, solo per permettere 
   a qualcuno di rimpinguarsi il portafoglio.   Adriana 
   Bolchini 
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    Villa dei Vescovi 
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    «Un segno del Rinascimento 
incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à 
la page e un parcheggio nel brolo» Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI: «Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze» «il FAI? Non è nuovo a queste "pensate"» L'"Offerta speciale" del FAI 
   del Febbraio 2010? Eccola    | 
 
 
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    FAI Fondo Ambiente Italiano Newsletter istituzionale febbraio (2010,ndr) FAI un gesto speciale Adotta una pietra di Villa dei Vescovi
   "Oggi hai la possibilità di fare un gesto davvero speciale, legando per sempre il tuo nome alla storia di questa magnifica dimora.
Con una donazione di 200 euro, infatti, potrai adottare una pietra in trachite che sarà posata e personalizzata con le tue iniziali nel parterre della Villa. Ti sentirai orgoglioso nel sapere di aver contribuito personalmente a far risplendere questa meraviglia del patrimonio culturale italiano."(!)ndr 
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    Stralci da Il Mattino di Padova, scriveva Sabato 28 Aprile 2007, poi l'8 Gennaio 2009 
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    VENETO TORREGLIA - Villa dei Vescovi, museo vivente Documenterà il «vivere in villa» Renato Malaman Il Mattino di Padova 08/01/2009 
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 TORREGLIA.(...). Stiamo parlando del restauro di Villa dei 
Vescovi di Luvigliano, uno dei più importanti 
monumenti dell’area collinare euganea, 
   ritenuto il capolavoro dell’architetto Giovanni Maria 
Falconetto. Un dono di Olcese. Villa che la famiglia 
Olcese ha donato al Fai qualche anno dopo la scomparsa di Vittorio Olcese, 
industriale tessile lombardo, ex deputato repubblicano e sottosegretario del 
Governo Spadolini, morto a 82 anni nel 1999. Giulio 
Muratori, architetto, capo 
delegazione del Fai di Padova, cita la 
«benedizione» strappata anche alla Panajotti 
perchè il parere seppur informale della presidente padovana di Italia 
Nostra, membro anche della giunta nazionale 
dell’associazione, costituisce un tassello importante nel ricomporre la coralità 
d’intenti dopo le polemiche 
scatenatesi due anni fa. Quando qualcuno, non 
la Panajotti, gridò allo scandalo, parlando di hotel a 5 stelle e di 
mega ristorante nella villa. «Niente di più falso - dice 
Muratori. Villa dei Vescovi diventerà un “museo vivente”, dove si 
potranno ritrovare le suggestioni del “vivere in villa” (Il vivere in villa 
senza brolo!ndr). Ci sarà una parte didattica 
con la storia della costruzione della villa e le funzioni da essa assunte nei 
vari secoli e poi anche una parte all’aperto. Nel 
grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto 
di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze». Centro congressi e altro. (...). Il 
progetto è di Christian Campanella, docente 
del Politecnico di Milano, la parte esterna è curata da Domenico 
Luciani. (...).     | 
 
 
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    IL RESTAURO A LUVIGLIANO. A VILLA DEI VESCOVI VINCE IL BUON SENSO Il Fai ripensa il progetto: niente più ascensore, si ridimensiona l'ipotesi ristorante di 
   Paolo Coltro IL MATTINO DI PADOVA sabato 
   28 aprile 2007 
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 Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi 
ricordate l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche su 
queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il palazzo 
archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna "la perfetta armonia tra 
natura e arte"? Proprio quello, che si adagia su un colle per vedere ed essere 
visto, un segno del Rinascimento calato tra il verde degli Euganei e incastonato 
dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di 
farne un ristorante à la page. Mettere sotto il naso dei 
padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei turisti culturali l'occasione di 
una cena tra le mura cinquecentesche che avevano accolto i passi e i pensieri 
del suo committente Nicolò Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli 
umanisti del suo tempo. Ma Villa dei Vescovi è un monumento tornato 
(faticosamente) a vivere da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo 
il posto che le compete nella storia dell'architettura, nelle 
cronache di una cultura lunga più dei cinque secoli della sua vita. Un 
bene da non buttare in pasto nemmeno se lo chef è raffinato e le tovaglie sono 
di lino. Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Ha fatto 
marcia indietro. Dopo una riunione con il comitato scientifico, il progetto 
di ristorante ripiega su una più modesta e necessaria caffetteria con qualche 
tavolo di ristoro. Cadono anche alcuni degli interventi di 
"restauro" che più destavano perplessità: non si farà 
più l'ascensore che nel progetto collegava il piano terra al sottotetto 
(passando in un vano affrescato...), per dare accesso agli appartamenti 
da trasformare in suites. (...). Adesso si può parlare di 
restituzione, non di 
stravolgimento e di sfruttamento. Ma vediamo 
com'è successo. (...). (...). LE 
PERPLESSITÀ A progetto ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza, 
firmato da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro 
milioni di euro in totale) è stato presentato pubblicamente, durante una 
cerimonia che ha privilegiato gli 
   aspetti mediatici a quelli 
   tecnici. A questo punto, dopo l'"assaggio" 
del progetto, hanno cominciato a circolare precise preoccupazioni tra i 
   membri del Comitato Scientifico. Che non avevano ancora potuto 
vedere le tavole dell'architetto Campanella: C’è stata una 
riunione decisiva il 24 aprile scorso. Il direttore generale del Fai, Marco 
Magnifico, e i progettisti, di fronte al Comitato Scientifico. Una 
discussione serrata, un confronto occhi negli occhi. Tutti combattivi: da 
   Guido Beltramini a Domenico Luciani, i più 
determinati, con il sostegno forte di Elisabetta Saccomani, 
   Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante. Più 
elastica la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero. E' li 
che il Fai ha capito. Ha capito, e velocemente, che il profilo 
culturale doveva prevalere su quello, peraltro 
fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito che il 
   Fondo viene visto come entità di 
tutela, come pietra angolare del rispetto degli interventi: e che non 
potevano esserci sbavature. Ha capito che andava evitato il rischio 
   che Villa dei Vescovi, al di là delle volontà, 
   si trasformasse in 
Ristorante dei Vescovi, subordinando il 
fascino e l'importanza del monumento ad un pur prestigioso 
   epicureismo. IL DOCUMENTO Così da quella 
riunione è uscito un documento sottoscritto dal Fai e da tutti i componenti del 
Comitato Scientifico. Ecco i passaggi più importanti: (...). In particolare, si 
è convenuto che alcuni interventi programmati non fossero del 
tutto indispensabili all'utilizzo del monumento e anzi, 
   potessero prestarsi a dare dell'intervento un'immagine troppo 
invasiva. Seguono le indicazioni già descritte: addio 
ascensore, addio bagni e addio orario serale della 
caffetteria-ristoro. E ancora: "Tali decisioni sono 
state ispirate anche dalla volontà emersa chiaramente e con condivisione durante 
il confronto con il Comitato Scientifico, di comunicare un criterio di 
   intervento il più possibile misurato, 
contenuto e di "buon senso". (...). CHI C’È 
NEL COMITATO SCIENTIFICO Il Comitato Scientifico che ha fatto 
sentire la propria presenza in modo così deciso è composto da 
   Guido Beltramini, direttore del Centro 
Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da Gianni 
Golin, direttore dell’Arpai di Vicenza; da Elisabetta 
Saccomanni, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli 
Studi di Padova, da Vincenzo Mancini, che lavora con la 
Fondazione Cini e l’Università di Padova, da Andrea Nante, 
direttore del Museo Diocesiano di Padova.  Del Comitato faceva parte anche l’architetto 
Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto l’incarico per la 
salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali a 
Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella posizione 
di controllore-controllato. Le competenze. Beltramini 
è ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento, 
   Golin si occupa di tutela delle fabbriche antiche, 
   Saccomanni e Mancini sono i superesperti di 
   Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine 
   Andrea Nante conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo 
padovano. IL NULLAOSTA DELLA SOPRINTENDENZA La 
Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici non ha dato il nulla 
osta a cuor leggero: più di cento tavole di progetto da esaminare, 
sopralluoghi, riflessioni. Alla fine l'o.k. è stato dato al piano generale, 
   non senza aver cassato l'idea 
balzana di ospitare un parcheggio nel brolo (sul 
punto, mea culpa del Fai).[Già, però pare che questa scelta forsennata 
e distruttrice si stia invece attuando,ndr]. Ma su 
alcune questioni tecniche, la Soprintendenza ha imposto prescrizioni precise 
e approfondimenti. Per esempio, aveva detto di spostare l'ascensore da 
molti incriminato. Non e d'accordo sulle grondaie che dovrebbero 
sostituire i doccioni. Insomma, un lavoro certosino che è tuttora un work in 
progress. (Su Google,ndr): la 
villa dei vescovi cedri mutilati e grondaie che luccicano 8 gen 2009 ... VILLA DEI VESCOVI interventi assolutamente discutibili 
realizzati sullo storico ... collinare euganea, ritenuto il capolavoro 
dell'architetto Giovanni Maria Falconetto. ... la parte esterna è curata da 
Domenico Luciani. ... www.villadeivescovi.net/vivere_in_villa.htm IL 
DIRETTORE: "CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI" Per 
Marco Magnifico, direttore generale culturale del Fai, (non più direttore, ma 
dal Febbraio 2010 vicepresidente del Fai,ndr) "era quello che volevamo 
tutti". E continua: "Forse c'è stata qualche incertezza di 
comunicazione nei confronti del Comitato Scientifico, ma adesso ci siamo parlati 
e la condivisione è totale". Anche se in una lettera all'istituto Ville 
venete scrivevate che le preoccupazioni erano tutte 
balle. Poi avete deciso un rapido "ripensamento"... "Guardi, al di là dei particolari 
tecnici, quello di cui ci siamo resi conto è che al Fai si guarda come ad 
un'entità seria e autorevole. E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo 
aspetto, anche nella sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo 
di esempio, non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo. E' stata 
anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare tutta la 
questione"."(...)".  
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    Ma dal 28 aprile 2007 
   in avanti, chi della Sopraintendenza di Padova ha dato i nuovi permessi? Chi 
   ha autorizzato la distruzione del brolo Rinascimentale di Villa dei 
   Vescovi ? Chi nel FAI e nel Comitato scientifico ha scavalcato 
   i "buoni propositi" tanto da osare l'inosabile distruggendo 
   il brolo di Andrea da Valle per pavimentarlo in pietre di trachite e offrirle 
   ai soci in cambio di 200 euro ciascuna? 
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    Villa Pisani, Nani Mocenigo, Bolognesi, Scalabrin NELLE CRONACHE VENGONO DESCRITTI, SEMPRE, BROLI DI TERRA, MAI DI PIETRE O MATTONI http://www.villevenete.net/portalVV/faces/public/viven/home/dettaglio-villa/descrizione   
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     Le proprietà acquisite nel 1468 dalla ricchissima famiglia 
    veneziana dei Pisani nel padovano costituivano un vero e proprio 
    feudo, che comprendeva i quattro paesi di Solesino, Boara, Stanghella 
    e Vescovana; nel corso del XVI e del XVII sec. l'area fu sottoposta 
    a ingenti opere di bonifica e di riorganizzazione fondiaria, fornendo 
    una costante rendita finanziaria. A Vescovana si trovavano 
    la nuova pieve e la casa padronale fatte edificare prima del 1570 da 
    Francesco Pisani, vescovo della città di Padova e committente 
    della Villa dei Vescovi a Luvigliano, progettata da Falconetto e da 
    Alvise Cornaro. Fra il '500 e il '600, la residenza di Vescovana 
    si doveva già presentare come un vasto complesso, dominato dall'edificio 
    dominicale a tre piani, al quale erano annesse, su ciascun lato, lunghe 
    barchesse porticate. Nello spazio circostante si trovavano alcuni rustici 
    e una torre colombara, così come mostra un disegno conservato 
    presso l'Archivio di Stato di Venezia. Nel grande giardino e nel 
    brolo venivano coltivati alberi da frutto e piante di agrumi; la produzione 
    di cedri, limoni, pesche e fiori rappresentava infatti una voce fondamentale 
    del bilancio economico della famiglia. Agli inizi dell'800, 
    il tracollo della nobiltà veneziana ebbe ripercussioni anche 
    sulla tenuta di Vescovana e soltanto il brolo continuò a 
    essere coltivato. L'arrivo di Evelina van Millingen, sposa di Almorò 
    III Pisani nel 1852, determinò una svolta nella storia della 
    villa: la nuova proprietaria si impegnò nel risollevarne le 
    sorti, dando avvio a un insieme di trasformazioni sia negli ambienti 
    interni che negli spazi esterni. La villa vera e propria fu dotata 
    di terrazze in corrispondenza del piano nobile e di ricche decorazioni 
    a stucco e affresco all'interno. Il giardino venne interamente risistemato, 
    unendo il gusto inglese alle qualità del giardino all'italiana. Alla 
    metà del XIX sec. risale inoltre la costruzione dell'edificio 
    più originale del complesso, ossia la piccola cappella posta 
    al limite meridionale del parco e voluta da Almorò Pisani come 
    luogo privato di sepoltura e di preghiera; essa fu progettata e realizzata 
    in forme neogotiche dall'architetto Pietro Selvatico Estense e dallo 
    scultore Antonio Gradenigo e consacrata nel 1860. Agostino Nani Mocenigo, 
    ultimo erede testamentario della villa, ha donato la cappella alla 
    parrocchia di Vescovana nel 1994. Eccellenze del complesso: Giardini
    Il 
    "Lucianipensiero" ''Un luogo - spiega 
    Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton Studi 
    Ricerche- occupa uno spazio, ha un sito e una postura. E' forma e vita 
    in continua modificazione. E' temporalità e commensurabilità 
    spaziale. Comporta una responsabilità per 
    la salvaguardia della sua identità.'' http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1050417350 
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     Chi 
    ha tradito progetto e sondaggio del FAI? Proprio 
    il FAI e l'architetto Domenico Luciani 
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     Come è nata l’idea del progetto? L’obiettivo 
    di Ribaltare l’Orizzonte è rispettare l’area del Brolo, uno 
    spazio quasi sacrale http://www.iluoghidelcuore.it/news/Intervista_ai_vincitori_del_workshop_sul_Brolo_di_San_Giacomo_di_Veglia.html 
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     In mostra a Venezia il futuro del Brolo Esposti 
    i sei progetti legati ai Luoghi del Cuore del FAI Sei 
    progetti che individuano le strategie per affrontare al meglio le sfide 
    che attendono il Brolo del Monastero di San Giacomo di Veglia, vincitore 
    della terza edizione del censimento "I Luoghi del Cuore" 
    del FAI. Da mercoledì 27 gennaio sono in mostra a Venezia nel 
    centralissimo Campo San Luca. 
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Si 
   apre mercoledì 27 gennaio alle 14.45 la mostra 
   dedicata ai sei progetti elaborati negli ultimi mesi a partire dalle 
   idee emerse nel workshop internazionale di progettazione tenutosi 
   lo scorso settembre a Vittorio Veneto. L’esposizione, che illustra 
   con plastici e pannelli i diversi progetti, è allestita a Venezia 
   nel centralissimo Campo San Luca, a Palazzo Nervi Scattolin, 
   sede centrale della Cassa di Risparmio di Venezia del gruppo Intesa 
   Sanpaolo, partner di  “I 
   Luoghi del Cuore”: la mostra, come il workshop, è nata 
   infatti nell’ambito del censimento, che aveva visto nel 2006 il Brolo 
   del Monastero di San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto (Tv) classificarsi 
   come luogo più votato dagli italiani, con ben 13.060 segnalazioni. 
   Una giuria di esperti sceglierà, tra i sei progetti, quello che 
   meglio risponde alle sfide che attendono il Brolo, in base agli obiettivi 
   stabiliti dal FAI e volti a coniugare la vocazione agricola e naturalistica 
   dell’area con le esigenze dell’area urbana e dei diversi portatori di 
   interesse. Il Brolo, oggi un ampio spazio verde di proprietà 
   del Comune di Vittorio Veneto, che protegge il Monastero di San Giacomo 
   di Veglia dalla pressione urbana e industriale dell’area circostante, 
   era stato individuato in passato dal Comune come possibile terreno di 
   espansione del centro urbano. Grazie alla visibilità ottenuta 
   attraverso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, il Brolo è oggi 
   parzialmente tutelato da un vincolo paesaggistico ed è in parte 
   coltivato grazie a un progetto di utilità sociale. Filo rosso 
   dei sei progetti esposti in mostra, tutti di alto livello, è 
   quello di accentuare l’identità agricola del Brolo, posta a servizio 
   della comunità di San Giacomo di Veglia, enfatizzando la presenza 
   dell’acqua e inserendo uno spazio destinato alla fruizione pubblica. 
   Si spazia da interventi di impatto minimo alla soluzione più 
   estrema e provocatoria, che propone di costruire un nuovo quartiere 
   all’interno del Brolo. Per maggiori informazioni visitate il sito 
   www.iluoghidelcuore.it   | 
 
 
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       Sei in: Homepage» Architetture e 
Paesaggi» Giardini e parchi storici » 
Carte di 
Firenze Carta per la salvaguardia dei giardini storici 
    Carta italiana Riunito a Firenze il 21 maggio 1981, il Comitato internazionale dei giardini storici ICOMOS-IFLA ha deciso di elaborare una carta relativa alla salvaguardia dei giardini storici che porterà il nome di questa città.
Questa carta è stata redatta dal Comitato e registrata il 15 dicembre 1982 dall' ICOMOS con l'intento di completare la "Carta di Venezia" in questo particolare ambito. 
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- Definizioni e obbiettivi 
- Art. 1 - Un giardino storico è una composizione 
architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un 
interesse pubblico. Come tale è considerato come un monumento. 
 - Art. 2 - Il giardino storico è una composizione di 
architettura il cui materiale è principalmente vegetale, dunque vivente e come 
tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto risulta così da un perpetuo 
equilibrio, nell'andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il 
deperimento della natura e la volontà d'arte e d'artificio che tende a 
conservarne perennemente lo stato. 
 - Art. 3 - Come monumento il giardino storico deve 
essere salvaguardato secondo lo spirito della Carta di Venezia. Tuttavia, in 
quanto monumento vivente, la sua salvaguardia richiede delle 
regole specifiche che formano l'oggetto della presente Carta. 
 - Art. 4 - Sono rilevanti nelle composizione 
architettonica del giardino storico: 
- la sua pianta ed i differenti profili del terreno; 
 - le sue masse vegetali: le loro essenze, i loro 
volumi, il loro gioco di colori, le loro spaziature, le loro altezze rispettive; 
 - i suoi elementi costruiti o decorativi; 
 - le acque in movimento o stagnanti, riflesso del 
cielo.
  
 - Art. 5 - Espressione dello stretto rapporto tra 
civiltà e natura, luogo di piacere, adatto alla meditazione o al sogno, il 
giardino acquista così il senso cosmico di un'immagine idealizzata del mondo, un 
"paradiso" nel senso etimologico del termine, ma che è testimonianza di una 
cultura, di uno stile, di un'epoca, eventualmente dell'originalità di un 
creatore. 
 - Art. 6 - La denominazione di giardino storico si 
applica sia a giardini modesti, che a parchi ordinati o paesistici. 
 - Art. 7 - Che sia legato o no ad un edificio, di cui 
è allora il complemento inseparabile, il giardino storico non può essere 
separato dal suo intorno ambientale urbano o rurale, artificiale o naturale. 
 - Art. 8 - Un sito storico è un paesaggio definito, 
evocatore di un fatto memorabile, luogo di un avvenimento storico maggiore, 
origine di un mito illustre o di una battaglia epica, soggetto di un celebre 
dipinto, etc. 
 - Art. 9 - La salvaguardia dei giardini storici esige 
che essi siano identificati ed inventariati. Essa impone interventi 
differenziati quali la manutenzione, la conservazione, il restauro. Si può 
eventualmente raccomandare il ripristino. L'autenticità di un 
giardino storico concerne sia il disegno e il volume delle sue parti che la sua 
decorazione o la scelta degli elementi vegetali o minerali che lo 
costituiscono.
  
 - Manutenzione, conservazione, restauro, 
ripristino 
- Art. 10 - Ogni operazione di manutenzione, 
conservazione, restauro o ripristino di un giardino storico o di una delle sue 
parti deve tenere conto simultaneamente di tutti i suoi elementi. Separandoli le 
operazioni altererebbero il legame che li unisce. 
 - Manutenzione e conservazione 
 - Art. 11 - La manutenzione dei giardini storici è 
un'operazione fondamentale e necessariamente continua. Essendo la materia 
vegetale il materiale principale, l'opera sarà mantenuta nel suo stato solo con 
alcune sostituzioni puntuali e, a lungo termine, con rinnovamenti ciclici (tagli 
completi e reimpianto di elementi già formati). 
 - Art. 12 - La scelta delle specie di alberi, di 
arbusti, di piante, di fiori da sostituire periodicamente deve tenere conto 
degli usi stabiliti e riconosciuti per le varie zone botaniche e culturali, in 
una volontà di mantenimento e ricerca delle specie originali. 
 - Art. 13 - Gli elementi di architettura, di scultura, 
di decorazione fissi o mobili che sono parte integrante del giardino storico non 
devono essere rimossi o spostati se non nella misura necessaria per la loro 
conservazione o il loro restauro. La sostituzione o il restauro di elementi in 
pericolo devono essere condotti secondo i principi della Carta di Venezia, e 
dovrà essere indicata la data di tutte le sostituzioni. 
 - Art. 14 - Il giardino storico dovrà essere 
conservato in un intorno ambientale appropriato. Ogni modificazione 
dell'ambiente fisico che possa essere dannosa per l'equilibrio ecologico deve 
essere proscritta. Queste misure riguardano l'insieme delle infrastrutture sia 
interne che esterne (canalizzazioni, sistemi di irrigazione, strade, parcheggi, 
sistemi di custodia, di coltivazione, etc.). 
 - Restauro e ripristino 
 - Art. 15 - Ogni restauro e a maggior ragione ogni 
ripristino di un giardino storico dovrà essere intrapreso solo dopo uno studio 
approfondito che vada dallo scavo alla raccolta di tutta la documentazione 
concernente il giardino e i giardini analoghi, in grado di assicurare il 
carattere scientifico dell'intervento. Prima di ogni intervento esecutivo lo 
studio dovrà concludersi con un progetto che sarà sottoposto ad un esame e ad 
una valutazione collegiale. 
 - Art. 16 - L'intervento di restauro deve rispettare 
l'evoluzione del giardino in questione. Come principio non si potrà privilegiare 
un'epoca a spese di un'altra a meno che il degrado o il deperimento di alcune 
parti possano eccezionalmente essere l'occasione per un ripristino fondato su 
vestigia o su documenti irrecusabili. Potranno essere più in particolare oggetto 
di un eventuale ripristino le parti del giardino più vicine ad un edificio, al 
fine di farne risaltarne la coerenza. 
 - Art. 17 - Quando un giardino è totalmente scomparso 
o si possiedono solo degli elementi congetturali sui suoi stati successivi, non 
si potrà allora intraprendere un ripristino valido dell'idea del giardino 
storico. L'opera che si ispirerà in questo caso a forme tradizionali, sul sito 
di un giardino antico, o dove un giardino non era probabilmente mai esistito, 
avrà allora caratteri dell'evoluzione o della creazione o escludendo totalmente 
la qualifica di giardino storico.
  
 - Utilizzazione 
- Art. 18 - Anche se il giardino storico è destinato 
ad essere visto e percorso, è chiaro che il suo accesso deve essere 
regolamentato in funzione della sua estensione e della sua fragilità in modo da 
preservare la sua sostanza e il suo messaggio culturale. 
 - Art. 19 - Per natura e per vocazione, il giardino 
storico è un luogo tranquillo che favorisce il contatto, il silenzio e l'ascolto 
della natura. Questo approccio quotidiano deve essere in opposizione con l'uso 
eccezionale del giardino storico come luogo di feste. Conviene allora definire 
le condizioni di visita dei giardini storici cosicchè la festa, accolta 
eccezionalmente, possa esaltare lo spettacolo del giardino e non snaturarlo o 
degradarlo. 
 - Art. 20 - Se, nella vita quotidiana, i giardini 
possano tollerare lo svolgersi di giochi tranquilli, conviene comunque creare, 
parallelamente ai giardini storici, alcuni terreni appropriati ai giochi vivaci 
e violenti e agli sport, così da rispondere ad una domanda sociale senza nuocere 
alla conservazione dei giardini e dei siti storici. 
 - Art. 21 - La pratica della manutenzione e della 
conservazione, i cui tempi sono imposti dalle stagioni, o i brevi interventi che 
concorrono a restituire l'autenticità devono sempre avere la priorità rispetto 
alle necessità di utilizzazione. L'organizzazione di ogni visita ad un giardino 
storico deve essere sottoposta a regole di convenienza adatte a mantenere lo 
spirito. 
 - Art. 22 - Se un giardino è chiuso da mura, non 
bisogna eliminarle senza considerare tutte le conseguenze dannose per la 
modificazione dell'ambiente e per la sua salvaguardia che potrebbero 
risultarne.
  
 - Protezione legale e 
amministrativa 
- Art. 23 - E' compito delle autorità responsabili 
prendere, su consiglio degli esperti, le disposizioni legali e amministrative 
atte a identificare, inventariare e proteggere i giardini storici. La loro 
salvaguardia deve essere inserita nei piani di occupazione dei suoli e nei 
documenti di pianificazione e di sistemazione del territorio. E' ugualmente 
compito delle autorità competenti prendere, su consiglio degli esperti 
competenti, le disposizioni finanziarie per favorire la conservazione, il 
restauro ed eventualmente il ripristino dei giardini storici. 
 - Art. 24 - Il giardino storico è uno degli elementi 
del patrimonio la cui sopravvivenza, a causa della sua natura, richiede cure 
continue da parte di persone qualificate. E' bene dunque che studi appropriati 
assicurino la formazione di queste persone, sia che si tratti di storici, di 
architetti, di architetti del paesaggio, di giardinieri, di botanici. Si dovrà 
altresì vigilare produzione regolare di quelle piante che dovranno essere 
contenute nella composizione dei giardini storici. 
 - Art. 25 - L'interesse verso i giardini storici dovrà 
essere stimolato con tutte quelle azioni adatte a valorizzare questo patrimonio 
ed a farlo conoscere e apprezzare: la promozione della ricerca scientifica, gli 
scambi internazionali e la diffusione delle informazioni, la pubblicazione e 
l'informazione di base, lo stimolo all'apertura controllata dei giardini al 
pubblico, la sensibilizzazione al rispetto della natura e del patrimonio storico 
da parte dei mass-media. I giardini storici più importanti saranno proposti 
perchè figurino nella Lista del Patrimonio 
Mondiale.
     
Nota 
Bene Queste raccomandazioni sono adatte per l'insieme dei giardini 
storici del mondo. Questa carta sarà ulteriormente suscettibile di 
complementi specifici per i diversi tipi di giardini, correlati alla descrizione 
succinta della loro tipologia. 
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|   Copyright © 2003 DGBAP :: 
Direzione Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici Via di San 
Michele, 22 - 00153 Roma URL: www.bap.beniculturali.it ultima revisione 
2004-06-23, a cura della redazione  
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Carta italiana dei giardini 
storici Carta per la salvaguardia dei giardini storici Il giardino storico (giardini di 
case, di palazzi, di ville, parchi, orti botanici, aree archeologiche, spazi 
verdi dei centri storici urbani, ecc.) è un insieme polimaterico, progettato 
dall'uomo, realizzato in parte determinante con materiale vivente, che insiste 
su (e modifica) un territorio antropico, un contesto naturale. Esso, in quante artefatto materiale, è un'opera d'arte e come 
tale, bene culturale, risorsa architettonica e ambientale, patrimonio 
dell'intera collettività che ne fruisce. Il 
giardino, al pari di ogni altra risorsa, costituisce un unicum, limitato, 
peribile, irripetibile, ha un proprio processo di sviluppo, una propria storia 
(nascita, crescita, mutazione, degrado) che riflette le società e le culture che 
lo hanno ideato, costruito, usato o che, comunque, sono entrate in relazione con 
esso.
 Per quanto concerne i metodi e i 
modi d'intervento si richiama la piena validità della carta del restauro del 
1964 e delle disposizioni del 1972 in base ai principi in esse indicati e al 
conseguente dibattito che ne è seguito, l'intervento di restauro dovrà 
rispettare il complessivo processo storico del giardino, poiché tale processo 
materializza l'evoluzione della struttura e delle configurazioni via via assunte 
nel tempo. Pertanto ogni operazione che tendesse 
a privilegiare una singola fase assunta in un certo periodo storico e a 
ricrearla ex novo, a spese delle fasi successive, comporterebbe una sottrazione 
di risorse e risulterebbe riduttiva e decisamente antistorica. L'intervento 
perciò dovrà identificarsi con un intervento di conservazione, e tale obiettivo 
dovrà essere conseguito e garantito nel tempo attraverso un processo di 
continua, programmata, tempestiva manutenzione. I giardini storici fuori degli 
agglomerati urbani non sono separabili dal relativo contesto: il tessuto 
agricolo e boschivo, inteso sia come fatto ambientale, sia come luogo di 
attività produttiva. La conservazione di un giardino storico è perciò 
inscindibile da una corretta opera di programmazione e di pianificazione delle 
risorse, finalizzata al riequilibrio del territorio. La conservazione si intende 
che debba essere estesa dall'unità di architettura e giardino all'insieme delle 
infrastrutture esterne (rete viaria, piazzali d'accesso, canali, rete idrica, 
specchi d'acqua, ecc.). Per tutelare e conservare bisogna 
conoscere. L'indagine diretta (unita alla schedatura, al vincolo e - ove 
necessario - ad un idoneo reimpiego) ancora oggi appare l'esigenza preliminare 
di ogni intervento. Il giardino va analiticamente 
studiato in tutte le sue componenti (architettoniche, vegetali, idriche, 
geologiche, topografiche, ambientali, ecc.) e attraverso documenti e fonti 
storiche e letterarie, e attraverso rilievi, topografici e catastali antichi, 
nonché ogni altra fonte iconografica, attraverso la fotointerpretazione e - ove 
necessario - attraverso l'indagine archeologica diretta. Tale studio analitico e 
comparato implica il necessario concorso di molte specifiche 
discipline Si richiama l'opportunità - già 
espressa nel colloquio Icomos a Zeist nel 1975 - di compilare elenchi delle 
essenze corrette dal punto di vista storico per aree culturali e botaniche, al 
fine della sostituzione di isolate essenze, sicuramente pertinenti ad un 
particolare giardino, ribadendo anche per le specie vegetali il concetto del 
restauro conservativo del palinsesto, cioè del mantenimento delle specie 
esistenti, immessevi nel tempo e perciò storicizzate. Raccomandazioni Si raccomanda che:
- Il Giardino storico abbia un uso non contrastante 
con la sua fragilità e comunque tale da non provocare alterazioni della sua 
struttura e dell'uso originario. 
 Quando un giardino sia di proprietà 
pubblica, esso deve essere aperto compatibilmente ai problemi di manutenzione; 
occorre dunque favorire l'accesso al pubblico, ma al tempo stesso prendere le 
opportune precauzioni contro un eccessivo numero di visitatori, programmando 
accettabili soluzioni alternative.  I giardini privati, quando non siano 
aperti al pubblico, devono essere visitabili in giorni, ore e modi da stabilirsi 
da parte dei proprietari; le agevolazioni fiscali (Decreto 
del Presidente della Repubblica numero 131 del 1978) vanno estese 
dai manufatti architettonici alle essenze arboree, qualora queste necessitino di 
interventi di manutenzione straordinaria. 
 - I giardini pubblici nei centri storici debbono 
essere esclusi dagli standars urbanistici, in quanto luoghi dedicati 
prevalentemente alla passeggiata, al riposo, allo studio. Nella pianificazione 
urbana e territoriale vanno previsti perciò nuovi parchi per uso della 
collettività e per tutte le sue esigenze. 
 - Nell'attuale riforma delle legge sui beni culturali 
sia dichiarato che nell'elaborazione dei Piani Regolatori siano riconosciuti 
come degni di tutela, nella loro perimetrazione globale, i giardini e i parchi 
storici anche se ancora non vincolati e ciò ai fini di una auspicata promozione 
culturale. 
 - Il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali crei 
un apposito ufficio destinato all'ambiente che curi - in collaborazione con le 
Università e tutti gli altri Enti interessati - il censimento e la schedatura 
completa dei giardini e a cui faccia capo ogni operazione di vincolo e di 
programmazione e coordinamento degli interventi. 
 - Nei bilanci dello Stato e degli Enti Locali siano 
previste voci specifiche concernenti le disponibilità economiche per la 
manutenzione dei giardini storici. 
 - Nei grandi comuni siano istituite scuole di 
giardinaggio le quali offrano anche lezione sui giardini storici della zona e 
sulla loro particolare manutenzione e conservazione. 
 - Nelle zone archeologiche, dove sia opportuno 
progettare parchi (con concorso nazionale), si tenga conto, con i necessari 
apporti collaborativi interdisciplinari, della delicatezza della zona. 
 - Nelle commissioni edilizie, urbanistiche e 
territoriali venga sempre interpellato un esperto di giardini. 
 - Si organizzino e allestiscano in sito esposizioni e 
opportuni sussidi didattici attraverso i quali offrire un'esatta lettera della 
genesi del giardino e delle modifiche nel tempo, pubblicizzando tutti i 
documenti grafici, letterari, storici e le raffigurazioni antiche, accompagnati 
da rilievi e dalle ipotesi ricostruttive e insieme dalla illustrazione della 
parte botanica (originaria, sostituita e inserita successivamente, ecc.). 
 - Nell'attuale riforma e sperimentazione universitaria 
si dia riconoscimento istituzionale all'area delle scienze dell'ambiente, 
incoraggiando particolari corsi formativi, indirizzi e corsi di laurea, nonché 
corsi di specializzazione e perfezionamento post lauream
 
        
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     Le competenti autorità avviino gli studi per la costituzione 
    di un catasto specializzato dei giardini storici, il quale, elencando 
    le loro peculiari caratteristiche, possa stabilire un pubblico registro, 
    capace di definire la relativa individualità e di assicurare 
    nel tempo la necessaria salvaguardia. 
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     Copyright © 2003 DGBAP :: Direzione Generale per i Beni Architettonici e 
Paesaggistici Via di San Michele, 22 - 00153 Roma URL: www.bap.beniculturali.it  ultima 
revisione 2004-06-23, a cura della redazione    | 
  
  
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